Il lavoro di ricercatore è una professione tanto affascinante quanto instabile. Faccio parte di questa categoria da quando ho terminato la mia laurea in biologia. Ho intrapreso la via della ricerca, e ora ricopro il ruolo di postdoctoral researcher, o anche Senior Researcher.
Il percorso della ricerca è arduo, competitivo e spesso poco apprezzato. Nonostante l’importanza di ciò che facciamo, c’è chi, come alcuni parlamentari, ha avuto l’audacia di definirlo un hobby. Tuttavia, chi non vive quotidianamente la realtà della ricerca non può comprendere che questa non è affatto un’attività amatoriale. È un lavoro che richiede dedizione, sacrificio e una profonda passione per la scoperta e l’innovazione. Le miei giornate a volte sembrano infinite perché durano anche 10 o 12 ore per non parlare del fatto che molto spesso sei costretto per procedure sperimentali ad andare a lavorare anche sabato e la domenica. Oltre alla mole di lavoro, c’è anche l’incertezza dei contratti. Molto spesso si tratta di borse di studio, contratti a progetto (co.co.pro) o altre forme di collaborazione che non offrono la stabilità che una professione come questa meriterebbe. Nonostante tutto, io come ricercatrice da quasi 20 anni, amo ancora quello che faccio Comunque devo ammettere che alla mia età comincio a cedere come se mi sentissi esausta mentalmente e fisicamente.
Spero che un giorno questo lavoro venga davvero apprezzato e che tutti i giovani possano trovare nella loro passione anche una stabilità e dei contratti degni di valore, come i giorni passati a piangere se qualcosa va storto o passati a ridere se qualcosa va bene. Io lo spero… Più avanti parlerò di più del mio lavoro e tutto quello che lo circonda.
Laura R.























































