Nerino si teneva stretto a quell’uomo dall’animo buono, mentre si dirigevano insieme verso una bancarella di salsicce fresche. L’odore era inebriante, ma non quanto la donna che, senza preavviso, li colpì con un calcio. Reis si fermò, tranquillo: “Ciao, Desi. Posso chiederti una salsiccia per questo bel gattino?”
Desi lo fissò con uno sguardo severo. “Adesso so il tuo nome”, pensò Nerino, “prova a cacciarmi ancora, se hai il coraggio.” La situazione divertiva il gattino, e il suo malessere si trasformò in una piccola vittoria interiore.
Desi sbuffò, visibilmente infastidita. “Ora ci manca solo che dai da mangiare ai gatti randagi, come se non ci fossero problemi più grandi”, commentò.
“Perché questo astio verso animali innocenti che cercano solo un po’ d’amore per sopravvivere?” replicò Reis con calma. Nerino sentì quella domanda con un senso di sollievo, come se qualcuno finalmente capisse il suo piccolo dramma quotidiano.
Desi scosse la testa. “Non credo che questo ci conduca a una vita migliore, noi cittadini. La libertà che hanno loro, noi ce la scordiamo. L’amore che possono dare, noi ce ne dimentichiamo. Forse sono loro a vivere meglio di noi”, ribatté, con un pizzico di amarezza nella voce.
Reis rimase per un attimo in silenzio, osservando la donna. Poi, con un sorriso, disse: “Comunque, ti pago la salsiccia, così evito di buttare soldi in cose inutili.” Fu così che Reis ottenne la salsiccia, e Nerino finalmente il suo pasto.
Fu così che si allontanarono insieme da quel luogo senza anima.
